La società madre di Globus, Signa, presenta istanza di fallimento
La Signa Holding dell'investitore austriaco René Benko ha richiesto un procedimento di riorganizzazione del debitore in possesso presso il Tribunale commerciale di Vienna. Signa è comproprietaria della catena di grandi magazzini Globus.

In seguito alla dichiarazione di insolvenza del gruppo immobiliare e di vendita al dettaglio Signa, il thailandese Central Group, che insieme a Signa possiede la catena di grandi magazzini Globus, ha ribadito il proprio impegno. "Il Central Group rimane fermamente impegnato a garantire e sostenere le sue attività europee del lusso, indipendentemente dalla situazione finanziaria dei suoi partner", ha dichiarato il gruppo all'agenzia di stampa AWP.
"Siamo ben posizionati per gestire l'attuale situazione e ottenere il miglior risultato possibile per tutti gli stakeholder", prosegue il comunicato. Central Group aveva precedentemente dichiarato che avrebbe garantito che le sue attività potessero continuare ad operare come di consueto. L'azienda ha inoltre sottolineato di essere un "proprietario e investitore a lungo termine in tutte le sue attività".
Signa vuole ristrutturare
Mercoledì scorso Signa Holding ha dovuto presentare istanza di insolvenza; l'azienda intende riorganizzarsi in regime di auto-amministrazione e proseguire l'attività. Tuttavia, il tribunale fallimentare competente deve prima decidere se autorizzare questa forma di insolvenza.
L'agenzia di stampa Reuters cita uno studio della banca d'affari JP Morgan, secondo cui le due maggiori controllate immobiliari della holding, Signa Prime Selection e Signa Development Selection, avevano da sole un debito di 13 miliardi di euro alla fine del 2022. Di questi, 7,7 miliardi di euro erano prestiti, di cui una buona metà stipulati a tassi di interesse variabili.
Tra i maggiori finanziatori di Signa figurano la Banca Julius Baer, che ha concesso un'esposizione di oltre 600 milioni di franchi svizzeri, e l'austriaca Raiffeisen Bank International (RBI). Il responsabile di quest'ultima aveva nominato un rischio di 755 milioni di euro, che secondo gli addetti ai lavori coinvolgeva anche Signa. Tra gli altri finanziatori figurano Bank Austria, che appartiene all'italiana Unicredit, e diverse banche statali tedesche come Helaba dell'Assia, LBBW del Baden-Württemberg, NordLB e BayernLB. (ah)